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Dopo l’esperienza di “Siamo tutti Precari”, abbiamo pensato a questa nuova, sciagurata, agghiacciante avventura, intitolata “Donnacavallerrè”. L’espressione, almeno qui da noi in Sicilia, tende ad assumere un significato vagamente risolutorio, con un che di definitivo e persino minaccioso. Quando si conclude un discorso, un ragionamento, con questa espressione, un po’ si vuole dire “come volevasi dimostrare”, ma anche “buonanotte al secchio”. Oppure le due cose mescolate insieme. Questa volta, la sfiga biblica dei tre disgraziati, inizia – appunto – dall’Eternità. In un “prima”, nel quale – non si sa chi, non si sa perché – “qualcuno” sembra aver già deciso tutto. Scelte di vita, incontri, gerarchie. Che ci siano figli e figliastri persino nella mente di Dio ? Che i “raccomandati”, più che una variabile sociale ed antropologica, siano una Verità teologica?
Come si vede, siamo nel solco della grande Commedia all’Italiana. Quella più feroce e cattiva, stinta nella deriva nichilista del grande Paolo Villaggio ed epicizzata dall’iperbole di Benni. La cattiveria dei Maestri inarrivabili : Risi, Monicelli … per dire. Ma anche Salce e Steno.
Il “Triangolonotrio” è la cosa forse più divertente che mi sia capitata nelle ultime stagioni, perché mi consente una libertà espressiva – e perciò formale – che il genere puro della “commedia” (o della “farsa”, fa lo stesso) invece limita fortemente : siamo in una situazione teatrale, certo, ma senza l’ostacolo delle Unità di tempo e di Luogo; siamo un po’ anche nel più puro stile cabarettistico moderno, ma con la continuità drammaturgica del copione inteso in senso stretto. Siamo sospesi – tutti noi : attori e pubblico – in un “non luogo” dove i giochi di parole, le battute, i tempi comici, la clownerie, la comicità fisica e materica dello stile “slapstick” convivono allegramente, in totale anarchia, ma senza elidersi a vicenda.Ale, Michele e Sandro sono bravissimi a fare questo “non genere”. E – cosa meno frequente – sono esseri umani intelligentissimi, colti e molto, molto sensibili. Si sono inventati questo “format” che – in pratica – almeno qui da noi, non c’era e lo spingono all’ennesima potenza, trasformando il testo scritto in una feroce,esilarante macchina scenica.